Il primo è il veicolo di comunicazione tra la voce del parlante e il popolo della notte, che non aspetta che un cenno del vocalist per dare sfogo alle proprie passioni, energie, sentimenti ed emozioni.
La seconda è quella che, attaccata al mixer, crea una dimensione in cui il dj si isola e in cui la sua unica compagna è la musica. E' di questo, in fondo, che viviamo noi dj: musica ed emozioni.
Il microfono dà vita ad un'arte: quella di trasmettere con la voce. Una vera e propria voc-azione, e il gioco di parole non è a caso. E' un'azione che viene compiuta per mezzo della voce, questo è vero. Ma in primo luogo essa deve nascere da dentro, da quello che si prova realmente, dalla voglia che si possiede nel generare impulsi e voglia di divertirsi nella gente che popola le dancefloors.
La cuffia è colei la quale rende il suono l'unico ideale di vita; quando preascoltiamo un pezzo prima di metterlo in battuta con l'altro abbiamo in anteprima tutto quello che avverrà 5 minuti dopo: la cosa più bella è che siamo solo noi che sappiamo quale sarà il prossimo pezzo!! Gli ascoltatori più attenti riconosceranno, magari, il pezzo al primo colpo di cassa (così come faccio quando non sono io a stare dietro la consolle, ma in pista) ma, al di fuori del dj, non c'è nessun altro che sa (o perlomeno si aspetta) che cosa avverrà più tardi: il suono in cuffia, infatti, è all'oscuro della pista fino a quando il cursore del volume non sarà alzato. E' solo in quel momento, infatti che avviene il "passaggio" da un disco all'altro, da un'emozione all'altra, da una storia all'altra.
venerdì 24 luglio 2009
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